mercoledì 11 luglio 2012

Piccola riflessione su cosa renda un personaggio letterario interessante

Alcuni commentatori vanno in estasi quando Joyce ci rende noto che Bloom evacua, scorreggia e taciamo del resto. Questo perché in questo modo il personaggio di Bloom ci verrebbe presentato nella sua più autentica umanità.
Mi permetto di dissentire. Cosa cerchiamo nei personaggi letterari? Non so voi, io cerco grandezza, nel bene e nel male. Aragorn del Signore degli anelli indubbiamente sarà andato al gabinetto e, viste le porcherie che mangiava, chissà quali flatulenze doveva infliggere alla compagnia dell'anello. Tuttavia tolkien non ritiene di doverci mettere a parte di questo aspetto. Anche per Ivan Karamazov sarebbe così, ma Dostojevskj ci parla del suo gelido ateismo e sul resto tace. provate a domandarvi: vi manca l'essere edotti dei rpoblemi intestinali di Aragorn o di Ivan? A me no: nei personaggi letterari cerchiamo proprio quello che è diverso da noi, la grandezza, nel bene e nel male, l'estremizzazione di un carattere, l'eroismo o la suprema vigliaccheria, la malvagità portata alle estreme conseguenze o l'amore senza se e senza ma che noi non riusciamo a vivere. Lord Jim, il giudice Walden di Meridiano di sangue, il pricipe Stavrogin dei Demoni, Frodo Baggins, Don Gately di Infinite Jest, don camillo e Peppone, tutti a loro modo sono più grandi di noi, ed è per questo che ci inetressa sapere cosa fanno e cosa dicono.
Charles Moeller osserva che Bloom è un personaggio più vissuto che vivente, e non riesco a dargli torto.

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